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Una dedica alquanto insolita, come è insolita la scultura realizzata intorno il 1860/70 da Salvatore Grita (1828-1912) intitolata “Voto contro natura“, facente parte delle collezioni di Palazzo Pitti di Firenze.

La figura femminile in abiti religiosi in evidente stato di maternità, posta in un angolo come fosse prigioniera, se non fosse per la scritta incisa nel basamento la sua lettura potrebbe essere alquanto diversa:  la dedica è la chiave per comprendere sia l’opera scultorea sia la personalità di questo autore non eccessivamente conosciuto.

Ai protettori e sostenitori del voto contro natura“, un monito che non lascia dubbi, un urlo contro la consuetudine di rinchiudere in conventi le ragazze madri, amplificato dallo squallore dell’ambientazione architettonica che sottolinea una disperazione spirituale.

Una forte presa di posizione anticlericale, condivisa da molti intellettuali nel periodo storico in cui visse l’autore: erano gli anni del Risorgimento, quelli che portarono persino nel 1870 alla breccia di Porta Pia, avvenimento impensabile ai giorni nostri sebbene il laicismo odierno risulti oramai radicato nella nostra società.

Ma probabilmente, quasi sicuramente, il motivo del suo anticlericalismo è caratteriale: infatti lui era figlio di una ragazza madre, ed inizialmente era stato affidato a monache di clausura che evidentemente non gli avevano lasciato un buon ricordo.

Solamente più tardi il padre naturale, il falegname Giovanni che lo riconobbe nel 1854 (quando Salvatore aveva oramai 26 anni!), e sua moglie Marianna Noto lo presero con loro.

Le sue sculture hanno la costante dell’impegno sociale, finalizzato a stimolare la riflessione del pubblico, impegno che portava avanti sebbene a volte poteva essere non eccessivamente gradito dal mercato delle opere d’arte.

Forte di una preparazione accademica, le sue opera sono imperniate sul realismo con rimandi alla scultura toscana del quattrocento, non si distaccò dall’ideale di un’arte destinata all’educazione civile della nazione: avverso ai generi premiati dal mercato privato, privilegiò gli incarichi e le commissioni pubbliche dallo Stato.

La scultura “Voto contro natura” che ho fotografato a Palazzo Pitti meriterebbe una sistemazione migliore, è una di quelle opere il cui messaggio viene espresso con una tale irruenza che se compreso lascia il segno.

Marco Mattiuzzi – 17/06/2019

Gruppo Facebook “Pillole d’Arte”

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