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Pellizza da Volpedo: Il Quarto Stato (1901, Museo del Novecento, Milano)

Quando si festeggia il 1° maggio, giornata dedicata al ricordo delle lotte per la riduzione della giornata lavorativa a 8 ore, l’immaginario collettivo ci riporta alla grande tela “Il Quarto Stato” di Giuseppe Pellizza da Volpedo  (1868-1907), divenuta ormai una icona sia di questo pittore sia delle lotte socialiste.

Eugène Delacroix: La Libertà che guida il popolo”
(Museo del Louvre, Parigi)

La Festa dei Lavoratori in Europa fu ufficializzata dai delegati socialisti della Seconda Internazionale riuniti a Parigi nel 1889 e ratificata in Italia due anni dopo, nel 1891.

Nel 1924, sotto il ventennio fascista, la celebrazione fu anticipata dal 1° maggio al 21 aprile, in coincidenza con il Natale di Roma, diventando per la prima volta giorno festivo con la denominazione “Natale di Roma – Festa del lavoro“. Fu poi riportata al primo maggio dopo la fine del conflitto mondiale, mantenendo lo status di giorno festivo.

Pellizza da Volpedo, come molti altri pittori del suo tempo, avvertiva il disagio sociale della popolazione contadina e dei lavoratori nelle fabbriche, era l’epoca in cui esponenti illuminati della borghesia prestavano attenzione e si impegnavano per il miglioramento della società.

Vincent Van Gogh: I mangiatori di patate
(Museo Van Gogh, Amsterdam)

I primi segni di pittura sociale si hanno con il romanticismo e il naturalismo verso la prima metà dell’800, Eugène Delacroix (17981863) crea nel 1830 il suo “La Libertà che guida il popolo”: uno tra i più importanti pittori del romanticismo, nato in una famiglia agiata e ben inserito nella buona borghesia, raffigura in questo dipinto tutte le categorie sociali che marciano insieme verso la conquista della libertà e si schiera con gli oppressi.

E’ anche il periodo in cui lo scrittore Victor Hugo (1802-1885) ambienta il suo “I Miserabili” ed Emile Zola (1840-1902) denuncia lo sfruttamento sul lavoro e le terribili condizioni di vita nelle periferie urbane nei suoi trattati, così come Charles Dickens (1812-1870), ritenuto il fondatore del romanzo sociale, tratteggia la vita dei ceti sociali economicamente svantaggiati e rivela situazioni di sopruso e pregiudizio nei suoi romanzi Oliver TwistDavid Copperfield, Canto di Natale.

Fotografia preparatoria di Pellizza da Volpedo

In seguito, con l’avvento del Realismo, la pittura si libera dagli eccessi del romanticismo, mostrando e raccontando la vita della persone nella realtà di tutti i giorni, come ad esempio fece Vincent Van Gogh (1853-1890) nel suo celebre dipinto “I mangiatori di patate” del 1885.

La gestazione de “Il Quarto Stato” impegnò praticamente tutta la vita di Pellizza da Volpedo, era il suo testamento spirituale, l’opera che doveva avere un impatto pari a un pugno nello stomaco (ricordiamoci l’epoca in cui l’autore operava): per le grandi dimensioni della tela (293×545 cm) pare che le persone siano realmente davanti a noi, con tutta la loro dignità e volontà di chiedere rispetto per il loro lavoro.

Pellizza da Volpedo: Ambasciatori della fame

Innumerevoli i disegni preparatori, così come le fotografie dove utilizzava come modelli (pagandoli) abitanti della sua Volpedo. Anche l’intitolazione non fu immediata, si passò da “Ambasciatori della fame” dato al primo bozzetto a quella di “La Fiumana“, arrivando al fine a quello che avrebbe, oltre che a intitolare il dipinto, dovuto dare visibilità e dignità ad una categoria di persone fin’ora quasi invisibili: “Il Quarto Stato”.

Sebbene il dipinto di Pellizza da Volpedo sia una ricostruzione, cioè creata appositamente a rappresentazione dell’idea che desiderava proporre, non si discosta dalla realtà di quelle potevano essere le manifestazioni di contadini o operai.

Pellizza da Volpedo: La Fiumana
(1898, Pinacoteca di Brera, Milano)

Infatti si può ritrovare corrispondenza in una fotografia realizzata nel 1906 dal notaio vercellese Andrea Tarchetti (1873-1938), fotografo dilettante come lo erano molti dei borghesi colti dell’epoca, che immortalò la marcia delle mondine del 1906 che sfilarono per Vercelli al fine di ottenere la riduzione della giornata lavorativa a 8 ore.

Marco Mattiuzzi – 1/05/2019

Gruppo Facebook “Pillole d’Arte”

Andrea Tarchetti: manifestazione delle mondine vercellesi che rivendicano le 8 ore lavorative (1° giugno 1906)

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