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Scoprendo Saffo di Lesbo - Tra Mito, Arte e Poesia

Saffo: Eco Eterno della Poesia Antica

Originaria dell'isola di Lesbo, Saffo (seconda metà del VII secolo a.C.) è ritenuta la prima grande poetessa del mondo antico occidentale, una figura divenuta allo stesso tempo mitica e attuale in quanto la sua opera è senza tempo.

Dedita al culto di Afrodite, quale sacerdotessa di un tiaso - associazione di carattere prevalentemente religioso che nell'Antica Grecia celebrava il culto di un dio - gli erano affidate fanciulle delle migliori famiglie per una educazione finalizzata al matrimonio.

Canto e poesia, danza e raffinatezza nel comportamento, ricerca della bellezza e non certo per ultimo educazione all'amore in senso lato, erano le materie insegnate in questa comunità esclusivamente femminile.

Egisto Ferroni: Saffo
Egisto Ferroni: Saffo
Jules Elie Delaunay: Saffo imbraccia la sua lira
Jules Elie Delaunay: Saffo imbraccia la sua lira

Non dobbiamo stupirci se, come si intuisce dai vari racconti, tra le allieve stesse di questo tiaso, e tra loro e la sacerdotessa Saffo, si instaurassero profondi rapporti intimi e pervasi da intensa sensualità.

All'epoca i rapporti sessuali tra membri dello stesso sesso erano percepiti come propedeutici all'amore eterosessuale che in seguito doveva sfociare nel matrimonio, la letteratura antica è colma di narrazioni in tal senso oltre che a trovare riferimenti su questo argomento nell'arte delle decorazioni parietali e del vasellame coevi.

Guerin Pierre Narcisse: Saffo sulla rupe Leucade
Guerin Pierre Narcisse: Saffo sulla rupe Leucade
Simeon Solomon: Saffo e Erinna nel giardino a Mytilene
Simeon Solomon: Saffo e Erinna nel giardino a Mytilene
John William Godward: Nel giorno di Saffo
John William Godward: Nel giorno di Saffo

Non è noto l’anno della sua morte, sulla quale fiorì la leggenda ripresa anche da Leopardi nel suo Ultimo canto di Saffo: respinta da Faone, l’uomo da lei amato, Saffo si sarebbe suicidata gettandosi in mare dalla rupe di Leucade.

Ma chi era questo Faone che fece perdere la testa alla sacerdotessa Saffo?

Faone era un semplice anziano battelliere, che durante una traversata aveva traghettato una vecchia senza farle pagare il servizio: la vecchia non era altro che Afrodite camuffata, che come ricompensa di questa cortesia disinteressata gli regalò un unguento che lo rese giovane e bello.

Naturalmente tutte le fanciulle di Lesbo se ne innamorarono subito, compresa Saffo che tuttavia fu presto messa in disparte da Faone che preferì un'altra fanciulla.

Miquel Carbonell Selva: Saffo sulla rupe di Leucate
Miquel Carbonell Selva: Saffo sulla rupe di Leucate
Jean-Antoine Gros: Saffo a Leucate
Jean-Antoine Gros: Saffo a Leucate

La trama di questa commedia narra della dea Venere, equivalente alla dea greca Afrodite, che giunta a Siracusa per umiliare l'orgogliosa regina Saffo, dona al barcaiolo Faone grande bellezza così che tutte le dame di corte se ne innamorino.

Anche Saffo appena lo vede se ne innamora perdutamente, amore reciproco fino a quando Venere si punge accidentalmente con le frecce di Cupido, suo figlio, e si innamora anch'essa di Faone.

Venere quindi chiede a Cupido di far cessare l'amore di Faone per Saffo, ma questo non è sufficiente per far innamorare Faone di Venere e la commedia si conclude con il giovane battelliere che lascia la Sicilia, mentre Cupido invaghitosi di Saffo la adotta come sua nuova madre.

Il mito di Saffo è stato illustrato nella pittura sovente, in questa breve scheda presento alcune opere di autori che hanno dato il loro contributo interpretando secondo il gusto del loro tempo questa figura che probabilmente affascinerà ancora a lungo il nostro cammino.

Théodore Chassériau: Saffo si getta dalla rupe di Leucade
Théodore Chassériau: Saffo si getta dalla rupe di Leucade
Francis Coates Jones: Saffo
Francis Coates Jones: Saffo
Jacques-Louis David: Saffo, Faone e Cupido
Jacques-Louis David: Saffo, Faone e Cupido

Termino con una poesia di Saffo, nella traduzione di Salvatore Quasimodo:

Tramontata è la luna
e le Pleiadi a mezzo della notte;
anche giovinezza già dilegua,
e ora nel mio letto resto sola.

Scuote l'anima mia Eros,
come vento sul monte
che irrompe entro le querce,
e scioglie le membra e le agita,
dolce amara indomabile belva.

Ma a me non ape, non miele;
e soffro e desidero.

Raffaello Sanzio: Il Parnaso (particolare)
Raffaello Sanzio: Il Parnaso (particolare)

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